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COP28, ecco il bilancio dopo l’Accordo finale.

COP28

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Il bilancio dell’Accordo finale della XXVIII Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (COP28), a cui hanno partecipato 70 mila delegati di 195 Nazioni, è stato annunciato alle 7 del mattino ora di Dubai, ed è stato adottato quattro ore dopo, all’apertura dell’ultima sessione plenaria del 13 dicembre 2023

Nell’Accordo finale raggiunto a conclusione della COP28 di Dubai con il primo Global Stock Take, nell’anno più caldo di sempre, il bilancio delle azioni adottate sotto l’Accordo di Parigi fa segnare da un lato l’insufficienza degli sforzi messi in campo dai governi del pianeta per tenere il riscaldamento globale entro +1,5°C, ma dall’altro registra un’intesa storica sui combustibili fossili al termine di una conferenza che sembrava destinata al sostanziale nulla di fatto. Alla COP28 compare per la prima volta nero su bianco un impegno al progressivo allontanamento dalle più inquinanti e climalteranti tra le fonti di energia. In un paese petrolifero come gli Emirati Arabi, si è trovato l’Accordo per parlare di uscita graduale dai combustibili fossili.

Tuttavia non c’è l’auspicata data di addio ai combustibili fossili, ma un impegno ad allontanarsene negli utilizzi energetici in maniera giusta ordinata ed equa per raggiungere la neutralità carbonica intorno al 2050 ed in linea con la scienza.

Si chiede un rapido Facing Down delle installazioni per la produzione di energia da carbone non abbattute, cioè senza cattura della CO2, e una riduzione del rilascio delle autorizzazioni.

L’obiettivo proposto dall’UE di triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030 è stato accolto positivamente. Parallelamente si chiede l’accelerazione delle tecnologie a zero o basse emissioni, dalle rinnovabili al nucleare, al suo debutto nel testo finale di una COP, passando per l’idrogeno Low Carbon e delle soluzioni di cattura e stoccaggio per i gas climalteranti diversi dalla CO2, metano su tutti, di cui si chiede una riduzione accelerata e sostanziale entro il 2030.

Sì è dato l’ok anche al Face Out dei sussidi inefficienti alle fossili, sebbene anche in questo caso senza un orizzonte temporale definito. Impegni che dovranno spingere le parti a imprimere un cambio di passo netto rispetto agli insufficienti sforzi profusi a partire dall’Accordo di Parigi del 2015, per tenere l’aumento della temperatura media globale entro +1,5°C dall’era preindustriale.

Sarebbe infatti necessario tagliare le emissioni del 43% al 2030 e del 60% al 2050. Ma le misure adottate dai singoli governi, si legge, se implementate tutte segnerebbe una riduzione di appena il 2% rispetto al 2019, motivo per cui l’Accordo sottolinea la volontà di accelerare l’azione in questo decennio critico sulla base della migliore scienza ed equità disponibili.

COP28

DECEMBER 1: World Heads of States pose for a group photo at Al Wasl during the UN Climate Change Conference COP28 at Expo City Dubai on December 1, 2023, in Dubai, United Arab Emirates. (Photo by COP28 / Mahmoud Khaled)

La finestra per fermare la catastrofe climatica è ancora aperta, si legge nell’ultimo Report dell’IPCC, ma si chiuderà presto se le emissioni di CO2 non raggiungeranno il picco nel 2025, e se nel prossimo decennio non accelereremo le misure di mitigazione. cosa che, scrivono però gli scienziati, non può prescindere dall’addio a gas, petrolio e carbone.

I punti principali dell’Accordo raggiunto alla COP28

L’Accordo raggiunto invita le parti a contribuire ai seguenti sforzi globali, in modo determinato a livello nazionale, tenendo conto dell’Accordo di Parigi e delle diverse circostanze, percorsi e approcci nazionali.

Nel testo approvato alla COP28 si dice che i Paesi sono chiamati a:

  • Triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030: obiettivo importante ma che secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ridurrebbe solo del 30% il gap delle emissioni per mantenere in vita l’obiettivo +1.5 C°.

  • Accelerare il phase down del carbone non abbattuto (unabated): un solido programma di mitigazione dovrebbe prevedere il Phase Out dal carbone, sia quello già compensato da CCS (cattura e stoccaggio del carbonio) sia quello non.

  • Accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a emissioni nette zero, utilizzando combustibili a zero o a basso contenuto di carbonio ben prima della metà del secolo o intorno ad essa: segnale importante ma ricordiamo che annunciare di voler raggiungere lo zero netto non è sufficiente se non si specifica come e quando si intende farlo. La scienza chiede di ridurre almeno il 90% delle emissioni e di ricorrere a strumenti di neutralizzazione solo per le emissioni residue (al massimo il 10% delle emissioni totali). Non specificare in che percentuale le emissioni possano essere neutralizzate (per esempio tramite crediti di carbonio?) per raggiungere emissioni nette zero, riduce notevolmente l’ambizione.

  • Transitioning away” (fuoriuscita, allontanamento) dai combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere emissione nette zero entro il 2050, in linea con la scienza. Volendo intendere questa formulazione come onnicomprensiva di tutte le fonti fossili, sia compensate sia non, tuttavia il testo non lo esplicita. Potrebbe essere paradossalmente un fatto positivo. Tiepido il Segretario Esecutivo della UNFCCC Simon Stiell, che ha dichiarato che forse “non abbiamo cambiato pagina sui fossili a Dubai”, ma è comunque l’inizio della loro fine.

  • Accelerare le tecnologie a zero e basse emissioni, tra cui le rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione di gas serra come la cattura e l’utilizzo del carbonio e lo stoccaggio, in particolare nei settori difficili da abbattere, e l’idrogeno a basse emissioni. Il fatto che si parli di tecnologie di rimozione e cattura di gas serra, nel paragrafo successivo al transitioning away from fossil fuels, porta a chiedersi se si faccia riferimento a una transizione dai combustibili fossili non abbattuti (unabated), ossia possibilità di continuare a bruciare combustibili fossili, limitandosi a neutralizzare le relative emissioni. L’utilizzo di tecnologie di cattura e stoccaggio delle emissioni rimane in questo paragrafo, ma ci sembra positiva l’aggiunta “particularly in hard-to-abate sectors” invece di promuovere queste tecnologie in tutti i settori.

  • Accelerare e ridurre in modo sostanziale le emissioni da altri gas serra (oltre la CO2), in particolare le emissioni di metano entro il 2030. Importante menzione visto che il lavoro sul metano rappresenta l’opportunità più rapida che abbiamo per rallentare il tasso di riscaldamento globale; il metano ha un potere riscaldante (global warming potential), più di 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica nei primi 20 anni in cui raggiunge l’atmosfera.

  • Si fa riferimento ad accelerare la riduzione delle emissioni prodotte dal trasporto su strada, anche attraverso lo sviluppo di infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e basse emissioni.

  • Eliminare gradualmente, il prima possibile, i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano il problema della povertà energetica o della giusta transizione. Il paragrafo riprende il linguaggio debole del G20 sui sussidi “inefficienti”, lascia spazio a dubbi pratici e interpretativi giustificando il mantenimento dei sussidi che beneficiano le fasce più vulnerabili, anche se in realtà la maggior parte dei sussidi ai fossili è di per sé inefficiente perché non varia in base al reddito e di conseguenza ne beneficiano soprattutto i più ricchi, non risolvendo ma anzi esacerbando la povertà energetica.

  • Sebbene le tecnologie CCS siano molto controverse, il testo le menziona come tecnologie da accelerare “soprattutto in settori difficili da decarbonizzare“.

  • Il testo riconosce un ruolo ai combustibili di transizione (gas e GNL).

COP28

Expo Winter City December 1, 2023, in Dubai, United Arab Emirates. Photo by COP28.

Il Global Stocktake

La decisione finale del Global Stocktake indica in maniera ordinata – ed è un passo avanti significativo verso il 2025 – il calendario secondo il quale i Paesi dovranno presentare i loro nuovi piani nazionali sotto l’Accordo di Parigi. In vista dell’aggiornamento obbligatorio dei piani al 2025, infatti, la COP stabilisce che essi siano presentati dai Paesi entro 9 e 12 mesi dalla COP del 2025, quindi tra dicembre 2024 e marzo 2025. Una scadenza abbastanza ravvicinata per il lavoro dei Ministeri dei Paesi, ma che permetterà al Segretariato, alla società civile, ai centri studi di elaborare previsioni e scenari da presentare poi alla COP, secondo la visione del continuo e ciclico rilancio dell’ambizione in vista poi del successivo secondo Global Stocktake del 2028 e di ulteriori nuovi NDC al 2030 (Nationally Determined Contributions).

I nuovi NDC del 2025, si ricorda, dovranno avere un orizzonte temporale decennale, quindi includere azioni e politiche fino al 2035 secondo la formula 5+5 approvata a Glasgow due anni fa.

Per quanto il testo ora comprenda la formulazionetransitioning away from fossil fuels”, esso tuttavia non modifica tout court l’attuale sistema produttivo globale, incompatibile con i diritti e i bisogni delle persone più vulnerabili. Inoltre, l’aver rimandato ogni impegno finanziario specifico alle prossime COP, di fatto, priva il sistema ancora per (almeno) un anno delle risorse necessarie per avviare una transizione equa e giusta e per finanziare collettivamente, oltre che individualmente, l’abbandono delle fonti fossili.

Gli strumenti di finanza climatica ed il fondo Loss and Damage

La Banca Mondiale ha aumentato l’obiettivo di finanziamento climatico al 45% impegnandosi a distribuire oltre 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, di cui 9 miliardi aggiuntivi per mitigazione e adattamento. Ci saranno anche impegni finanziari per l’agricoltura sostenibile e innovazioni climatiche, per un totale di 2,6 miliardi di dollari.

Il summit USA-Cina-Emirati Arabi su metano e gas ad effetto serra diversi dalla CO2, ha annunciato oltre 1,2 miliardi di dollari per sostenere la riduzione di metano e altri gas climalteranti nei Paesi in via di sviluppo.

Numerosi Paesi hanno espresso la necessità di un Global Goal For Adaptation, ovvero un obiettivo mondiale per ridurre e mitigare le perdite causate dalla crisi climatica. Già 18 Paesi hanno annunciato impegni per un totale di 725 milioni di dollari destinati a un fondo per perdite e danni (Loss and Damage).

Il tema della biodiversità

Sul tema della biodiversità il testo del Global Stocktake sottolinea l’urgente necessità di proteggere, conservare e ripristinare la natura e gli ecosistemi per un’azione efficace e sostenibile sul clima e dunque per raggiungere l’obiettivo di temperatura dell’Accordo di Parigi. Questo deve avvenire assicurando al tempo stesso le garanzie sociali e ambientali, in linea con il Quadro Globale sulla Biodiversità di Kunming-Montreal. Viene enfatizzata l’importanza degli investimenti, delle risorse finanziarie, del trasferimento tecnologico e del capacity building per arrestare e invertire la deforestazione e il degrado forestale entro il 2030. Si riconosce inoltre l’importanza di garantire l’integrità di tutti gli ecosistemi, compresi quelli delle foreste, degli oceani, delle montagne e della criosfera. Purtroppo non vediamo ancora un coordinamento tra i due temi clima e biodiversità, nel Global Stocktake manca anche un minimo accenno ad un link istituzionale tra i due processi, sempre più necessario.

COP28

A view shows the ‘Cop28 UAE’ logo on a globe, during Abu Dhabi Sustainability Week (ADSW), in Abu Dhabi, UAE, January 17, 2023. Photo by REUTERS/Rula Rouhana.

I pareri e i commenti sull’Accordo raggiunto alla COP28

Romain Ioualalen, attivista per le politiche globali presso l’ONG Oil Change International, ha accolto la bozza di Accordo con un tocco di sollievo.

Il testo afferma che i paesi hanno la responsabilità collettiva di contribuire alla transizione dai combustibili fossili. Si tratta di un miglioramento rispetto alla precedente bozza di Accordo”. Se la presenza di tecnologie CCS e di energia di transizione può mettere in pericolo questa transizione, secondo Romain Ioualalen, vuole riconoscere un importante progresso. “Era assolutamente impensabile solo pochi anni fa avere un testo che chiedesse un’uscita o una transizione dai combustibili fossili. Si tratta di un passo avanti non trascurabile“.

Il Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, commenta l’Accordo siglato alla COP28.

Per la prima volta, il risultato riconosce la necessità di abbandonare i combustibili fossili, dopo molti anni in cui la discussione su questo tema è stata bloccata“, ha detto Guterres in una dichiarazione alla chiusura della Conferenza. “A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel testo della COP28, voglio dire che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile, che piaccia o no. Speriamo che non arrivi troppo tardi”.

Naturalmente, le tempistiche, i percorsi e gli obiettivi saranno diversi per i Paesi a diversi livelli di sviluppo – ha detto ancora il Segretario generale -. Ma tutti gli sforzi devono essere coerenti con il raggiungimento dell’azzeramento globale entro il 2050 e con il mantenimento dell’obiettivo di +1,5°C. E i Paesi in via di sviluppo devono essere sostenuti in ogni fase del percorso. L’era dei combustibili fossili deve finire, e deve finire con giustizia ed equità”.

Non è presente in alcun punto del testo il rimando alle raccomandazioni dell’High Level Expert Group sugli impegni a emissioni net-zero degli attori non statali, con l’obiettivo di aumentare trasparenza e accountability degli impegni climatici di aziende, investitori, città e regioni. A COP27 il Segretario Generale Guterres aveva invitato gli attori non statali a pubblicare i propri impegni net-zero su una piattaforma pubblica, affinché confluisca nel portale ufficiale dell’UNFCCC entro COP28. Non ne abbiamo trovato traccia a Dubai.

Le richieste delle Delegazioni dei paesi più vulnerabili

La COP28 di Dubai va in archivio con un Accordo sui combustibili fossili salutato come un buon compromesso che però accontenta pochi, in particolare per quanto riguarda le parole utilizzate nel documento finale le piccole nazioni insulari, che sono tra le più colpite dal cambiamento climatico, hanno espresso chiaramente la loro delusione per l’occasione mancata: la Delegazione ha condiviso le preoccupazioni delle Isole e ha detto che per l’Unione Europea l’Accordo della COP28 è solo il punto di partenza. Più di 100 Nazioni avevano chiesto che la graduale eliminazione dei combustibili fossili fosse esplicitamente menzionata nel testo e la loro delusione è stata condivisa dagli attivisti per il clima.

L’urgenza per la situazione climatica globale

Durante il la COP28 si è evidenziato come le ultime scoperte scientifiche, incluso il sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, evidenziano il netto scostamento dei percorsi per mantenere il riscaldamento globale entro +1,5°C.

Se le emissioni continueranno al ritmo attuale, l’aumento delle temperature medie globali a fine secolo sarà compreso tra +2,5 e +2,9 gradi. Ben oltre gli obiettivi imposti dall’Accordo di Parigi. Lo rileva l’Emissions Gap Report 2023 dell’UNEP, pubblicato il 20 novembre. Il claim è chiaro: “Il mondo si sta dirigendo verso un aumento della temperatura di gran lunga superiore agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, a meno che i Paesi non facciano di più di quanto hanno promesso”. Gli eventi estremi si intensificano, l’ingiustizia climatica cresce.

Conclusioni

Quello che dobbiamo capire è il tempo che ci rimane e nell’Accordo raggiunto alla COP28 non ci sono indicazioni temporali precise, a cominciare dal picco delle emissioni, che dovrebbe essere raggiunto tra il prossimo anno, al massimo entro il 2025 secondo l’IPCC e quindi questo è il punto cruciale: abbiamo davanti pochissimo tempo per cambiare direzione. Sarà sufficiente questo Accordo per imprimere questa accelerazione e buttarci in picchiata verso la riduzione delle emissioni di gas serra? Sicuramente da solo non basterà e dovremo attendere di conoscere anche quali risultati otterremo dalla COP29 del prossimo anno. 

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LINK A FONTI E APPROFONDIMENTI:

https://www.ipcc.ch/
https://unfccc.int/
https://www.cop28.com/
https://www.copernicus.eu/en
https://www.eea.europa.eu/it
https://www.unep.org/
https://www.isprambiente.gov.it/it
https://www.snpambiente.it/
https://www.mase.gov.it/

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