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Le sigarette nuociono alla salute, è un fatto assodato e conosciuto, ma pochi sanno che sono un’enorme fonte di inquinamento.
Sui gravi rischi per la salute legati al fumo delle sigarette e della nicotina si possono trovare in rete centinaia di articoli, scritti da persone con estrema competenza, noi parleremo invece dell’inquinamento legato all’industria del tabacco e di quanto una sigaretta faccia male all’ambiente.
I numeri di questo settore sono a dir poco impressionanti: 600 milioni di alberi tagliati, 84 milioni di tonnellate di CO2 emessa e 22 miliardi di tonnellate di acqua consumata annualmente.
La coltivazione del tabacco per le sigarette è fonte di inquinamento
Circa il 90% delle coltivazioni di tabacco sono effettuate in paesi a basso reddito e con minori vincoli ambientali. La cosa si traduce in coltivazioni senza rotazione con altre colture, e piante di tabacco e suolo vulnerabili a una varietà di parassiti e malattie. Queste colture richiedono grandi quantità di prodotti chimici (insetticidi, erbicidi, fungicidi e fumiganti) e regolatori della crescita (inibitori della crescita e agenti di maturazione) per controllare le infestazioni e altre malattie. Molte di queste sostanze chimiche sono dannose per l’ambiente e la salute degli agricoltori, al punto da essere vietate in diversi paesi. Nelle nazioni a basso e medio reddito tuttavia, i trattamenti vengono effettuati con spruzzatori portatili a zaino, senza l’uso dei corretti dispositivi di protezione necessari. Un lavoratore su quattro di questo settore, in Kenya, presenta sintomi di avvelenamento da pesticidi.
Le piante di tabacco richiedono un uso intensivo di fertilizzanti perché assorbono più azoto, fosforo e potassio rispetto ad altre colture alimentari o da reddito. Questo, unito al fatto che il tabacco è una monocoltura, significa che questa pianta impoverisce la fertilità del suolo più rapidamente rispetto ad altre.
Come se non bastasse, si usano anche pratiche agricole pensate per ottenere grandi raccolti e alti livelli di nicotina che impoveriscono ulteriormente il suolo.
La deforestazione legata alle sigarette
Il 5% della deforestazione mondiale annua deriva da abbattimenti effettuati per creare nuovi campi di tabacco o legati al trattamento delle sue foglie. Si stima che circa 1,5 miliardi di ettari di foreste siano andati perduti in tutto il mondo dagli anni ’70, contribuendo fino al 20% all’aumento annuale dei gas a effetto serra.
La perdita di biodiversità è un’altra conseguenza. Le coltivazioni di tabacco sono responsabili della frammentazione di habitat naturale in Argentina, Bangladesh, Brasile, Cambogia, Ghana, Honduras, Kenya, Malawi, Mozambico, Tanzania, Thailandia, Uganda e Zimbabwe. La coltivazione del tabacco è anche un fattore della desertificazione tramite l’erosione, la riduzione della fertilità e produttività del suolo, e dell’interruzione di cicli dell’acqua. La coltivazione e la cura del tabacco (il trattamento del raccolto) sono entrambe cause dirette della deforestazione.
Le foreste sono abbattute per far spazio alle piantagioni di tabacco, e il legno viene bruciato per curarne le foglie.
Ogni anno sono necessarie circa 11,4 milioni di tonnellate di legno per la cura del tabacco. Successivamente è necessaria altra legna per creare la carta per le cartine e i pacchetti di sigarette.
Degrado del suolo e perdita di biodiversità
Come detto in precedenza, il tabacco provoca l’erosione del suolo perché piantato come monocoltura e lascia il terriccio non protetto da vento e acqua. La desertificazione consenguente alla coltivazione del tabacco è stata osservata in Giordania, India, Cuba, Brasile, e vari paesi della Zona Miombo. In India, il tabacco monocoltivato nelle terre aride è stato descritto come “il raccolto più erosivo”.
Le prove indicano che la coltivazione del tabacco è più impattante sugli ecosistemi forestali delle coltivazioni del mais e dei pascoli. In Brasile, secondo produttore mondiale, la coltivazione del tabacco è uno dei principali fattori di perdita di vegetazione naturale, insieme a soia e grano. Nel sud del paese, negli anni ’70 e ’80 venivano abbattuti ogni anno 12-15.000 ettari di foreste native, rappresentando circa il 95% della produzione nazionale. La coltivazione del tabacco nel sud del Brasile ha contribuito profondamente alla riduzione della copertura forestale nativa, portandola a meno del 2% della sua estensione originaria.
L’inquinamento e i gas serra dell’industria delle sigarette
La produzione di sigarette è indirettamente responsabile delle emissioni climalteranti legate alla deforestazione, al cambiamento dell’uso del suolo agricolo e all’inquinamento delle acque. Nell’ultimo secolo, colture come tabacco e mais hanno sostituito il 74% delle foreste (2,8 milioni di ettari) nella Tanzania orientale. Nello Zimbabwe e in altri importanti paesi produttori di tabacco, in particolare in Cina, c’è la tendenza crescente tra alcuni agricoltori di utilizzare il carbone invece del legno per la stagionatura. Questa pratica ha contribuito a limitare la deforestazione, ma è a dir poco deleteria dal punto di vista delle emissioni.
L’inquinamento derivante dalla produzione e dal trasporto del tabacco e dei suoi derivati ha ricevuto relativamente poca attenzione, nonostante si pensi sia una delle maggiori fonti di inquinamento ambientale di questo settore. Sebbene si ponga una grande attenzione sui danni che i mozziconi di sigaretta causano all’ambiente, Imperial Tobacco ha affermato: “il nostro maggiore impatto diretto sull’ambiente deriva dalla nostra fase produttiva”.
Nel 1995, i ricercatori hanno stimato i costi ambientali globali annuali della produzione di tabacco. Essa comprendeva 2 milioni di tonnellate di rifiuti solidi, 300.000 tonnellate di rifiuti contaminati da nicotina e 200.000 tonnellate di rifiuti chimici. Un’analisi del 2002, realizzata dal Green Design Institute della Carnegie Mellon University ha stabilito che la sola industria del tabacco degli Stati Uniti era responsabile dell’emissione dell’equivalente di 16 milioni di tonnellate di CO2.
Ad oggi, l’intero ciclo vitale delle sigarette produce circa 25 milioni di tonnellate di rifiuti annui.
In che modo la produzione di sigarette è fonte di inquinamento?
Alcuni dei costi ambientali più elevati della produzione di sigarette, derivano dalla grande quantità di energia, acqua e altre risorse utilizzate nella loro fabbricazione e dai rifiuti generati in questo processo.
Pur non essendo un elenco esaustivo, essi includono:
- sostanze chimiche utilizzate, ad es. nella preparazione e nel trattamento della foglia di tabacco;
- metalli coinvolti nella produzione e spedizione di macchine per la produzione di sigarette;
- energia utilizzata per la produzione e distribuzione dei prodotti del tabacco (carbone, gas, ecc.);
- pasta di legno e residui della fabbricazione di carta per sigarette e imballaggi;
- energia richiesta dall’estrazione, estrusione e lavorazione dei filtri in acetato di cellulosa;
- tutti gli effluenti del processo di fabbricazione delle sigarette;
- migliaia di additivi chimici, inclusi aromi e modificatori di pH come l’ammoniaca;
- energia utilizzata per la produzione e l’alimentazione di autocarri, navi e aerei per il trasporto dei prodotti del tabacco da impianti di produzione ai rivenditori.
Molte delle più grandi compagnie del tabacco (Altria, Philip Morris International, Reynolds American, Japan Tobacco International, Imperial Tobacco e British American Tobacco) hanno iniziato a segnalare i loro danni ambientali quali l’utilizzo delle risorse di produzione e flussi di rifiuti generati nell’ultimo decennio. Tuttavia, la China National Tobacco Company (CNTC) attualmente non dispone di rapporti ambientali completi disponibili al pubblico, nonostante sia produttore di circa il 44% delle sigarette consumate a livello globale e la Cina consuma circa 10 volte di più sigarette di qualsiasi altra nazione. Senza dati affidabili da CNTC, una valutazione ambientale gli impatti della produzione e del trasporto del tabacco rappresenterebbero solo circa la metà dell’impatto globale totale.
L’inquinamento dell’acqua dovuto alle sigarette
La produzione di tabacco richiede un’elevata quantità di acqua. Essa viene principalmente usata per il trattamento DIET (Dry Ice Expanded Tobacco: il trattamento del tabacco con ghiaccio secco permette di produrre una sigaretta con metà del tabacco necessario altrimenti), la produzione di inchiostri e coloranti per imballaggi e lavorazione della polpa di tabacco.
Nel 2014, il consumo idrico di Altria per un impianto di produzione in una regione con stress idrico è stato di 36 milioni di litri. Altria afferma di essere al 50% neutrale rispetto all’acqua perché “ha sostenuto il ripristino di 6,4 miliardi di litri di acqua attraverso i contributi alla Western Waters Initiative della National Fish and Wildlife”. Ma invece di diminuire i consumi di acqua attraverso la conservazione, questi “risparmi” idrici ambientali si ottengono compensando. Trattare l’acqua che si è inquinata ha comunque maggiori costi ambientali rispetto ad un minore consumo di partenza.
A conti fatti, una sola sigaretta richiede l’utilizzo di circa 3,7 litri di acqua durante il suo ciclo di vita. Partendo da coltivazione, produzione, trasporto e utilizzo fino allo smaltimento finale. Ogni anno, circa 22 miliardi di tonnellate di acqua sono utilizzati nella produzione di tabacco a livello globale.
Il tabacco richiede fino a otto volte più acqua rispetto, ad esempio, pomodori o patate. L’acqua necessaria per un solo chilogrammo di tabacco, dalla coltivazione allo smaltimento finale, sarebbe sufficiente per dissetare una persona per un anno.
Le emissioni dirette delle sigarette
Il fumo di sigaretta inquina gli ambienti interni ed esterni e rimane una fonte pervasiva e persistente di sostanze tossiche per molto tempo dopo lo spegnimento. Si stima che nel 2012, circa 967 milioni fumatori abituali hanno consumato circa 6,25 trilioni di sigarette in tutto il mondo.
Il fumo di tabacco contiene tre principali gas serra: CO2, metano e protossido di azoto, oltre ad altri inquinanti atmosferici.
Il fumo di sigaretta produce un maggiore inquinamento da particolato rispetto allo scarico del motore diesel di un’auto a parità di tempo di combustione. Le sigarette gettate rappresentano un importante rischio di incendi accidentali. Nel 2010, un mozzicone di sigaretta ha acceso un grande incendio in India, che ha portato alla perdita di 60 ettari di foresta.
Ad eccezione del filtro, l’intera sigaretta brucia e produce emissioni. Ciò comprende la foglia di tabacco lavorata, la cartina, le sostanze aggiunte intenzionalmente per influenzare l’aspetto, il gusto, l’odore, il colore, l’assorbimento e la disponibilità del tabacco, più le sostanze residue della lavorazione, stagionatura e conservazione del tabacco. Tutte queste parti contribuiscono alla quantità e alla composizione del fumo di sigaretta e alla durata del suo impatto ambientale. Nella sola combustione, una sigaretta genera l’equivalente di 14 grammi di CO2.
L’inquinamento di ciò che resta delle sigarette
La stragrande maggioranza dei rifiuti generati in tutto il ciclo di vita del tabacco è un prodotto pericoloso. I circa 4,5 trilioni di mozziconi di sigaretta prodotti in un anno ammontano a circa 680.388 tonnellate di rifiuti, sono un pericolo per l’ambiente da aggiungere ai milioni di tonnellate di gas serra emessi. I filtri per sigarette a base di acetato di cellulosa non sono biodegradabili e possono rimanere nell’ambiente per anni sotto forma di microplastiche. Questi inquinanti solitamente danneggiano massicciamente l’ambiente marino e gli habitat acquatici in genere.
I filtri rilasciano negli ecosistemi anche nicotina, metalli pesanti e altre sostanze chimiche che hanno assorbito durante la combustione del tabacco.
Fortunatamente è possibile riciclare i mozziconi di sigaretta e ricavarne un polimero plastico: l’acetato di cellulosa che viene usato per le montature di occhiali e la stampa 3D.
Conclusioni
Le sigarette sono altamente inquinanti in ogni loro fase, fin dalla coltivazione delle piante di tabacco. Una minore produzione e consumo di questo bene di lusso non può che fare bene al pianeta e a chi lo abita.
Molti sostengono che la coltivazione del tabacco è una importante fonte di reddito per i paesi meno sviluppati, che trovano in essa una fonte di guadagno stabile, ma sono motivazioni di comodo. Il 25% degli agricoltori di tabacco sono affetti dalla malattia del tabacco verde: una grave forma di avvelenamento da nicotina contratta maneggiando le foglie umide della pianta. I coltivatori di tabacco sono quotidianamente esposti alla “polvere di tabacco” e altri pesticidi chimici. Un agricoltore che pianta, coltiva e raccoglie il tabacco può assorbire in un giorno tanta nicotina quanta se ne trova in 50 sigarette. Oltre all’esposizione diretta, questi lavoratori spesso riportano a casa residui di tabacco sui loro vestiti e scarpe, portando a esposizioni secondarie dannose le loro famiglie. Non è esagerato fare un paragone con ciò che è successo con gli operai che lavoravano l’eternit.
Da un punto di vista socioeconomico, i coltivatori di tabacco sono legati da contratti con l’industria del tabacco e intrappolati in un circolo vizioso di debiti necessari all’acquisto di sementi e prodotti chimici. A conti fatti, i coltivatori di tabacco guadagnano meno di altri agricoltori che operano in altri settori, come ad esempio quello alimentare, dove sarebbero meno esposti al rischio di malattie.
Oltre l’agricoltura
L’industria del tabacco usa tattiche di greenwashing per ripulire la propria reputazione e dare l’immagine di un’industria sostenibile ed ecocompatibile. Queste tattiche sono usate strategicamente per coprire i danni della coltivazione, produzione, consumo e dispersione del tabacco sull’ambiente, sugli agricoltori e sulle comunità. Si concentrano principalmente su messaggi in cui l’industria vuole apparire come quella che cerca di ridurre la sua impronta di carbonio in fase di produzione, e scarica le responsabilità per la gestione dei rifiuti sulle giurisdizioni e le comunità.
Sotto ogni punto di vista le sigarette sono fonte di inquinamento e di danno per la salute, quindi non esistono motivazioni valide per essere dei fumatori.
Fonti e dati reperiti sul sito OMS.
https://www.who.int/news/item/31-05-2022-who-raises-alarm-on-tobacco-industry-environmental-impact
https://www.who.int/publications/i/item/9789240051287
https://www.who.int/campaigns/world-no-tobacco-day/2022