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La Grande Muraglia Verde sarà una barriera di alberi lunga quasi ottomila chilometri e larga quindici che attraverserà l’Africa, dal Senegal fino all’Oceano Indiano.
Per arginare e col tempo arrestare la desertificazione si è pensato di creare la Grande Muraglia Verde, un’opera il cui successo rappresenta una delle più grandi sfide ecologiche del nostro tempo.
Si tratta di una barriera fatta di vegetazione che coinvolge tutta la regione sub-sahariana del Sahel. Se dovesse essere completata, quest’iniziativa sarebbe il piano di riforestazione più grande della storia.
La desertificazione è un serio problema che riguarda tutti gli esseri viventi in diverse zone del mondo. Uomini, animali e piante sono direttamente colpiti dal deterioramento delle condizioni ambientali dovute alla progressiva desertificazione. Sotto il profilo economico-produttivo, la perdita di terreno fertile è un danno per moltissime aziende che si trovano ad operare in regioni inospitali e improduttive. Nel 1994 è stata siglata una Convenzione internazionale contro la desertificazione per contrastare questo fenomeno. Questa convenzione definisce la desertificazione come «il degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche e attività umane». Le principali cause della desertificazione, alcune naturali e altre dovute all’uomo, sono la siccità, gli incendi, la deforestazione, l’urbanizzazione, l’inquinamento, lo sfruttamento agricolo troppo intenso, l’erosione provocata dalle piogge intense, lo sfruttamento eccessivo dei bacini acquiferi superficiali e sotterranei.
Storia e costi della grande muraglia verde
Lanciato dall’Unione Africana nel 2007, il progetto venne sostenuto fin da subito dall’Onu e finanziato dalla Banca Mondiale e da altre organizzazioni locali e internazionali con un finanziamento iniziale di circa tre miliardi di dollari. Attualmente, l’iniziativa sta convincendo sempre più paesi africani, anche quelli non direttamente coinvolti, a far parte di questo progetto ambizioso e rivoluzionario.
L’interesse da parte di altri Stati africani è indicativo della grande opportunità sociale e produttiva che la Grande Muraglia Verde rappresenta. Durante l’One Planet Summit per la biodiversità, che si è tenuto a Parigi l’11 gennaio 2021, sono stati stanziati circa 14.3 miliardi di dollari per accelerare gli sforzi per ripristinare la terra degradata, salvaguardare la biodiversità, creare posti di lavoro verdi e rafforzare la resilienza della popolazione saheliana.
La riforestazione di milioni di ettari è una strategia ecologica imponente, oltre ad essere una grande opportunità economica per molte comunità africane. Secondo le stime, i milioni di alberi che verranno piantati potrebbero catturare circa 250 milioni di tonnellate di CO2 e creare 10 milioni di posti di lavoro “verdi”.
Come avviene la riforestazione?
Le tecniche utilizzate sono numerose, ma due sono le più diffuse ed efficaci. La prima, chiamata zaï e diffusa principalmente in Burkina Faso, Niger e Mali. Si pratica scavando delle piccole buche del terreno, così che trattengano meglio l’acqua. Una volta scavate, sono riempite con del compost per aiutare le piante ad alimentarsi e crescere. Con questa tecnica non solo si facilita la crescita delle piante, ma si riesce anche ad aumentare la fertilità del suolo. Proprio il Burkina Faso, grazie allo zaï, ha riforestato oltre 30.000 km quadrati di terreno.
Un altro metodo è usato invece per rivitalizzare gli alberi abbattuti. I ceppi che rimangono dopo l’abbattimento spesso sono ancora vivi e continuano a germogliare piccoli arbusti. È un’operazione lunga, ma selezionando alcuni arbusti si può far crescere un nuovo albero. Il problema è che spesso queste giovani piante vengono mangiate dai pascoli o dagli animali selvatici. Per questo motivo, le giovani piante sono protette con dei recinti appositi.
Tutte le piante selezionate e usate per la riforestazione sono rigorosamente locali e adatte al clima della zona coinvolta. Si pone la massima attenzione per far sì che i nuovi alberi crescano in un ambiente adatto a loro e alla giusta distanza gli uni dagli altri, così che non debbano competere tra loro per le già poche risorse.
Come procedono i lavori?
I lavori di riforestazione attraverso la Grande Muraglia Verde sono iniziati attivamente nel 2008. Il Senegal è diventato uno dei Paesi leader del progetto, piantando alberi lungo una fascia di più di 530 chilometri, a nord del Paese, per un costo di 6 milioni di dollari. Si tratta di un ottimo risultato, in linea con la politica green alla base del Grande Muraglia Verde. Stando ai dati, il tempo a disposizione perché il progetto si dimostri efficace da un punto di vista ambientale in quella lunghissima e stretta fascia di territorio è limitato. Entro il 2025, secondo la FAO, due terzi delle terre coltivabili africane potrebbero cedere ad un inesorabile processo di desertificazione. Ciò comprometterebbe gravemente la vita delle popolazioni che vivono lungo la prima fascia di terre subsahariane che subiscono già le conseguenze dell’avanzamento del deserto.
Per raggiungere il suo scopo, la Grande Muraglia Verde deve essere completata, o quantomeno realizzata all’80%, entro il 2030. Questa è la scadenza fissata dall’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile. Secondo i rapporti della FAO, per fermare il degrado del suolo è necessario riqualificare dieci milioni di ettari all’anno. Si tratta di un ritmo serrato, ma che sarebbe in grado di migliorare la vita di decine di milioni di persone, dando loro lavoro e un ambiente meno ostile. Senza contare che contrasta una delle più gravi crisi ambientali odierne.
La Grande Muraglia Verde sarà un successo?
I benefici che questo progetto porterebbe ad intere regioni e comunità sono numerosi, ma le difficoltà non mancano.
La prima e più ovvia riguarda il grande numero di paesi coinvolti. Come spiegato, quest’opera riguarda ben undici nazioni africane: Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Nigeria, Ciad, Sudan, Etiopia, Eritrea e Gibuti. Così tanti governi differenti forse sono troppi, per realizzare obiettivi così ambiziosi in breve tempo.
Alcune nazioni hanno già conseguito degli ottimi risultati in termini di riforestazione (Senegal e Burkina Faso), ma in altre i lavori procedono a rilento. Ad esempio il Mali, a causa di recenti gravi instabilità politiche, non ha portato a casa i progressi sperati. Tutta la regione del Sahel è attraversata continuamente da periodi di conflitti diversi, in cui l’instabilità politica è purtroppo una spiacevole realtà.
A complicare i lavori c’è il fatto che molte delle zone in cui sorgerà questa fascia verde sono disabitate. La linea saheliana che divide la savana dal deserto è poco densamente popolata, soprattutto a causa delle difficili condizioni di vita riscontrabili in quelle aree. Quindi, per lavorare all’opera di riforestazione si dovrebbe prima aiutare il trasferimento di un grande numero di persone. Dato che non è sufficiente piantare un alberello e poi dimenticarsene, per raggiungere l’obiettivo del 2030, le nuove foreste vanno seguite da vicino nei primi anni della loro formazione.
Noi di Clubbez abbiamo preso parte a diversi progetti di riforestazione in giro per il mondo, non possiamo che guardare con speranza e ammirazione a questo progetto. Tu dicci cosa ne pensi nei commenti!
Fonti:
https://www.unccd.int/our-work/ggwi
https://www.unccd.int/resources/publications/great-green-wall-implementation-status-way-ahead-2030