Questo articolo è stato letto 64 volte
Le aree dei poli sono tra gli ecosistemi il cui equilibrio è sempre più precario a causa del cambiamento climatico
Entrambi i poli sono essenziali per la regolazione del clima globale e la loro preservazione è fondamentale per il benessere del pianeta.
Il Polo Nord, situato nell’oceano Artico, è il punto più a nord del pianeta Terra. Non è un continente, ma è costituito da una calotta di ghiaccio marino che fluttua sull’oceano e che copre alcune terre emerse, di cui l’isola più grande è la Groenlandia. In questa regione gli inverni sono rigidi, con temperature fino a -40°C, mentre le estati sono relativamente miti, con temperature che solo occasionalmente superano lo zero. Nonostante le condizioni rigide e difficili, l’Artico ospita diverse specie animali terrestri e marine, tra cui orsi polari, foche, trichechi e volpi artiche, ma anche orche, balene e narvali, oltre a diverse specie di uccelli migratori.
Il Polo Sud si trova sul continente dell’Antartide ed è circondato dall’oceano Antartico. L’Antartide è il continente più freddo, ventoso e asciutto della Terra ed è coperto dalla calotta glaciale più grande del mondo. Qui si registrano le temperature più fredde, che possono scendere sotto gli -80°C durante l’inverno. A differenza del Polo Nord, il Polo Sud è una grande massa di terra coperta da una spessa calotta glaciale. Si stima che questo ghiaccio rappresenti circa il 70% dell’acqua dolce del mondo. La biodiversità dell’Antartide include specie come i pinguini, le foche, diversi tipi di balene e uccelli marini. L’Antartide è una regione di grande interesse scientifico, con numerose stazioni di ricerca che studiano il clima, la geologia e la biodiversità.
I poli nord e sud insieme perdono mediamente più di 5 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno
Attualmente, l’Artico si sta sciogliendo a velocità più che doppia rispetto all’Antartide, con 3,92 miliardi di tonnellate di ghiaccio perso mediamente all’anno, contro 1,18 miliardi di tonnellate perse mediamente al polo sud.
Da decenni ormai, i poli sono in debito di ghiaccio: la quantità di ghiaccio che si scioglie durante la stagione estiva è maggiore di quella di ghiaccio che si forma durante l’inverno.
Ad aggravare il problema c’è il fatto che il ghiaccio nuovo tende a depositarsi nelle aree interne anziché lungo le coste, andando così a ridurre l’area su cui si estendono le calotte polari. Questo si traduce in un minore effetto Albedo, cioè una riduzione della frazione di luce solare riflessa dalla superficie terrestre. Le aree ghiacciate dei poli hanno infatti l’importante funzione di rifrazione della luce solare, una loro minore estensione quindi corrisponde ad un maggiore riscaldamento globale.
Oltre al problema prettamente climatico questo si traduce anche in perdita di habitat per tutti gli animali che abitano questi ecosistemi.
Come se questo quadro non fosse già di per sé abbastanza grave, nelle acque dei mari Artico e Antartico sono state rilevate grandi quantità di microfibre plastiche tra cui poliestere e nylon. L’accumulo di microplastiche in queste zone, che non hanno grandi fonti inquinanti di questo tipo in loco, dipende dalle correnti oceaniche che raccolgono le particelle lungo le coste continentali e le trasportano ai poli.
Effetti su scala globale
Come anticipato precedentemente, la riduzione della superficie dei ghiacci comporta una riduzione della riflessione della radiazione solare da parte delle calotte polari. Questo fenomeno causa un ulteriore riscaldamento dei mari, che a sua volta provoca lo scioglimento dei ghiacci, formando un pericoloso circolo vizioso che amplifica gli effetti del riscaldamento globale.
Lo scioglimento di tutto questo ghiaccio ha già causato l’innalzamento del livello dei mari, che ad oggi è in costante aumento di circa 0,37 cm l’anno. Si stima che le calotte polari contribuiscono circa per 2 terzi di questo aumento.
Oltre all’innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacci dei poli ne causa anche un’alterazione della salinità ed il cambiamento della temperatura.
Questi fenomeni influenzano la densità dell’acqua e di conseguenza le correnti oceaniche, le quali sono determinate, oltre dalla rotazione terrestre, proprio da salinità e temperatura dell’acqua. Tutto questo ha pesanti ripercussioni sugli ecosistemi marini e sugli animali che ne fanno parte, portando alla modifica e perdita di habitat.
Può sembrare un controsenso ma lo scioglimento dei ghiacci crea dei raffreddamenti locali e temporanei in alcune zone immediatamente limitrofe alle aree dei poli, per poi causare riscaldamento accelerato in altre zone.
Lo scioglimento dei ghiacci artici altera la corrente a getto polare, una fascia di forti venti che circonda l’emisfero boreale. Quando il ghiaccio si scioglie la corrente diventa meno stabile e più ondulata, permettendo a masse d’aria fredda artica di spingersi più a sud, portando ad inverni più rigidi in alcune regioni.
Tutto questo altera la distribuzione di calore e di umidità a livello globale, portando a modifiche degli schemi climatici mondiali, le cui conseguenze sono ancora oggetto di studio.
Lo scioglimento dei ghiacciai dei poli può inoltre liberare metano nell’atmosfera.
Questo fenomeno si manifesta in modi diversi, ad esempio con lo scongelamento del permafrost: lo strato di suolo che normalmente rimane congelato tutto l’anno nelle regioni artiche e antartiche. Il permafrost contiene grandi quantità di metano e idrati di metano, così quando questo si scongela a causa del riscaldamento globale, il metano intrappolato in esso viene rilasciato nell’atmosfera.
Anche il ghiaccio marino artico contiene metano. Quando il ghiaccio si scioglie, il metano immagazzinato nel sedimento marino può essere rilasciato. Questo processo è noto come “rilascio di metano artico” e contribuisce significativamente all’effetto serra.
Il metano è un potente gas serra, molto più efficace dell’anidride carbonica nel trattenere il calore nell’atmosfera, anche se meno duraturo. Questo crea un ciclo di retroazione positiva: il rilascio di metano contribuisce ulteriormente al riscaldamento globale, che a sua volta fa sciogliere più ghiaccio.
Cosa si può fare?
Lo scioglimento dei Poli è un fenomeno legato strettamente al surriscaldamento globale e al cambiamento climatico, in quanto non ne è solo una conseguenza, ma anche una causa. L’aumento delle temperature medie globali fa sciogliere il ghiaccio dei poli e lo scioglimento dei ghiacci dei poli accelera il surriscaldamento globale.
Questo processo può sembrare una spirale senza uscita data la sua natura di ciclo autoalimentante.
Per questo motivo, le soluzioni per interrompere questo ciclo sono le stesse per combattere il surriscaldamento globale:
- Ridurre le emissioni di Gas Serra, principali responsabili dell’aumento delle temperature.
- Proteggere gli ecosistemi, in particolare quelli che sono grandi produttori di ossigeno e depositi di carbonio come la foresta amazzonica.
- Investire nei progetti di geoingegneria il cui scopo è raffreddare artificialmente il pianeta, in particolare quelli volti ad aumentare il riflesso della luce solare.
- Rimodellare le città per renderle meno inquinanti e più fresche, con più parchi, meno aree cementificate ed una buona rete di trasporti pubblici.
- Educare e incentivare a seguire stili di vita più sostenibili, con consumi più attenti ed una maggiore propensione al riuso e riciclo.
- Adottare politiche energetiche pianificate verso la riduzione di dipendenza dai combustibili fossili, investendo su fonti rinnovabili ed energia nucleare.
- Legiferare per fare sì che le aziende dalle produzioni più inquinanti investano in metodi di produzione più sostenibili.
- Coordinare gli sforzi globali con politiche internazionali di intesa comune sul problema del riscaldamento globale.
Data la natura unica dei poli, non ci sono molte azioni che si possono adottare in loco per proteggerli in aggiunta a quelle già in atto. Per questo motivo è fondamentale combattere il cambiamento climatico qui ed ovunque sia possibile farlo.
Fonti:
https://www.uci.it/la-scomparsa-del-polo-sud-e-dei-suoi-ghiacci/
https://www.globalscience.it/42951/perdiamo-sempre-piu-ghiaccio-dalle-calotte-polari/
https://www.nature.com/articles/s43017-023-00509-7