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L’Inquinamento Luminoso

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L’inquinamento luminoso è l’alterazione impropria ed eccessiva della naturale illuminazione ambientale notturna.

La luce emessa da fonti luminose artificiali viene diffusa nel cielo notturno dalle particelle presenti nell’atmosfera, quando questa causa danni agli organismi si ha l’inquinamento luminoso. Di conseguenza, i cieli delle zone urbane risultano illuminati a giorno anche dopo che il sole è calato. In queste condizioni la visibilità degli oggetti celesti è scarsa: nelle aree più colpite da questa forma di inquinamento, fino al 99,5% delle stelle risulta invisibile.

Non esiste una definizione legale univoca di inquinamento luminoso a livello nazionale in Italia, tuttavia è stata promulgata la normativa UNI 10819/2021 che ha come fine quello di contestare ogni forma di inquinamento luminoso generato dall’illuminazione di aree esterne. Di fatto, in ogni qual caso si produca e disperda più luce di quanto sia effettivamente necessario, si ha dell’inquinamento luminoso. Un esempio è quello dell’illuminazione pubblica non rivolta verso la strada, ma dispersa in diverse direzioni, anche dove non serve. In questo caso si ha uno spreco di energia, oltre alla diffusione indiscriminata di luce non necessaria. L’inquinamento luminoso interessa soprattutto le grandi città, ma anche una piccola cittadina può illuminare il cielo a decine di chilometri di distanza. Di contro, per alcune persone, le luci che brillano nella notte possono essere uno spettacolo visivo, tuttavia è uno spettacolo con conseguenze spiacevoli per natura e animali.

In che modo l’inquinamento luminoso affligge la natura?

Pensando all’inquinamento, la prima cosa che viene in mente è la dispersione di materiali o oggetti artificiali nell’ambiente, o la contaminazione dell’acqua, dell’aria, e del suolo con sostanze tossiche o pericolose. Quando si sente parlare di inquinamento luminoso però, è difficile rendersi davvero conto di tutte le implicazioni ad esso collegate. In fondo, come può della semplice luce danneggiare l’ambiente? La risposta è che la luce inquina quando c’è ma non ci dovrebbe essere ed i suoi effetti sono molto più dannosi del nascondere il cielo stellato all’occhio umano.

Questo fenomeno danneggia gli animali e anche l’uomo. Circa l’80% della popolazione mondiale, e il 99% degli europei, vive in zone con inquinamento luminoso, con conseguenze significative sulla propria salute.

L’inquinamento luminoso comporta danni agli esseri viventi.

Gli studi hanno riscontrato danni a piante, uccelli, pipistrelli, rettili, anfibi, insetti, animali marini, coralli e alcuni primati, uomo compreso.

Per via del prolungamento innaturale delle ore di luce della giornata, alcune piante non riescono ad adattarsi alle variazioni stagionali. Di conseguenza la loro sopravvivenza è a rischio e con essa, quella delle specie che ne dipendono.

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Gli animali che si orientano usando le stelle sono distratti e disorientati dalle luci artificiali, talvolta con effetti fatali. Recentemente si è scoperto che il motivo per cui molti insetti girano in tondo attorno alle luci notturne è perché sono convinti che queste siano il sole. Di fatto questi animali girano in tondo senza rendersene conto, convinti invece di proseguire in linea retta. Questo disorientamento ne causa una moria elevata, avendo conseguenze anche sugli animali che si cibano di essi. Le tartarughe marine appena nate trovano il mare seguendo le fonti più luminose, che in natura sono le stelle e la luna riflesse sul mare. Ma possono essere attratte dalle luci delle città e quindi perdersi. Si stima che negli Stati Uniti d’America circa 4 milioni gli uccelli migratori muoiano ogni anno per collisioni con edifici illuminati.

In numerose specie, uomo compreso, l’inquinamento luminoso altera il ciclo circadiano, il sistema biologico che guida i ritmi dell’organismo. La luce è uno dei parametri in base al quale gli organismi regolano le proprie attività vitali: è così che piante e animali percepiscono il trascorrere delle stagioni, regolando di conseguenza i loro periodi riproduttivi, alimentari e di letargo. Di fatto, se un organismo stravolge le sue abitudini potrebbe non essere sincronizzato con gli altri eventi ambientali. Per esempio, la nascita precoce o ritardata, di una cucciolata può precedere la disponibilità di cibo che troverà nell’ambiente, mettendo a repentaglio la sopravvivenza della specie.

Per non parlare di quegli animali che si sono evoluti specificatamente per essere notturni: l’inquinamento luminoso li rende praticamente ciechi.

Quali sono gli effetti sull’uomo?

Come detto in precedenza, l’inquinamento luminoso può influire sul ciclo circadiano. La American Medical Association e altri esperti trovano pericolosa l’esposizione eccessiva alla luce blu presente nei dispositivi elettronici e nei sistemi di illuminazione delle città.

La luce blu, in particolare quella con lunghezza d’onda tra 460 e 480 nm, può incidere negativamente sui livelli di melatonina del corpo umano. La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale, una struttura grande quanto una falange, situata in una cavità del cervello. Questo ormone regola i ritmi del nostro corpo, modulando ritmi cerebrali e altri ormoni. In particolare, influisce sul nostro ciclo sonno-veglia, sulla fame (che di notte si azzera), sul metabolismo (rallentato dalla melatonina) e sulla temperatura corporea (che di notte scende).

La produzione di melatonina dipende dalla luminosità percepita: quando le retine ricevono luce, il cervello blocca la produzione di melatonina. In condizioni normali, questo ormone verrebbe prodotto a partire dal tramonto con un picco a mezzanotte, ma le luci artificiali alterno questo ciclo.

Studi più recenti suggeriscono che la carenza di melatonina contribuisce al rischio di cancro. Sembra, infatti, che la naturale presenza di questo ormone nel sangue rallenti la crescita tumorale.

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Problemi non solo di natura fisica, ma anche psicologica.

L’esposizione alla luce durante la notte ha altre conseguenze quali insonnia, disturbo del sonno da lavoro a turni (shift work sleep disorder, SWSD: una condizione che porta le persone con frequenti cambi di orari lavorativi a essere insonni quando possono dormire e assonnati quando vorrebbero essere attivi), sindrome della fase del sonno ritardata (delayed sleep phase syndrome: disturbo in cui la persona prende sonno e si risveglia più tardi del normale), affaticamento, mal di testa, tendenza al sovrappeso e obesità, e problemi cardiovascolari. Ma anche ansia, depressione e altri disturbi dell’umore.

Secondo alcuni studiosi, l’esposizione costante alla luce artificiale nelle unità di cura intensiva neonatale potrebbe ledere il ciclo circadiano dei bambini, predisponendo a disturbi dell’umore e depressione.

Le conseguenze sono evidenti nei lavoratori notturni, come i conducenti di camion, il personale di volo e i custodi notturni: nel 2007, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il lavoro notturno come uno dei fattori di rischio per il cancro.

Le fonti dell’inquinamento luminoso

La causa principale dell’inquinamento luminoso sono gli impianti di illuminazione esterna non a norma, ovvero che disperdono luce in direzioni in cui non è utile, o che emettono più luminosità di quanta sia necessaria. Ci sono anche quelle luci che sono funzionalmente inutili: che illuminano edifici vuoti o che dal terreno puntano al cielo.

Calcolare l’inquinamento luminoso.

L’entità e l’intensità dell’inquinamento luminoso in un’area dipendono da diversi fattori, eccone un breve elenco:

  • La luminosità emessa: se i livelli di luminosità che una piccola cittadina proietta nel cielo sono superiori anche solo del 10% rispetto al livello di luminosità naturale, la sua luce può influire sulla qualità del cielo anche a 10 chilometri di distanza.
  • La quantità di luce dispersa verso l’alto dai lampioni, dal loro numero elevato e dalle altre fonti di luce.
  • La capacità dell’ambiente urbano (strade, finestre, muri ecc.) di riflettere e diffondere la luce.
  • Le condizioni atmosferiche.

Esiste inoltre una formula, utilizzata nel calcolo illuminotecnico, che può aiutare a stimare l’inquinamento luminoso:

calcolo flusso luminoso totale

Dove:

– ( Em ) rappresenta l’illuminazione media desiderata, espressa in lux.

– ( S ) è la superficie totale dello spazio da illuminare, in metri quadrati.

-( U ) è il coefficiente di utilizzazione, che tiene conto dell’efficienza dell’illuminazione.

– ( M ) è il fattore di manutenzione, che considera la riduzione dell’illuminazione nel tempo a causa dell’invecchiamento delle sorgenti luminose e dell’accumulo di sporco.

Questa formula è utilizzata per valutare l’effetto dell’illuminazione artificiale sull’ambiente, così da progettare sistemi di illuminazione che minimizzino l’inquinamento luminoso.

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Come si può ridurre l’inquinamento luminoso?

Ridurre l’illuminazione eccessiva degli spazi pubblici comporterebbe un risparmio energetico ed economico. Inoltre, dato che la luce artificiale è prodotta in maggioranza dall’uso di fonti energetiche fossili (non si produce energia solare la notte), ridurre l’inquinamento luminoso si tradurrebbe anche in minore inquinamento atmosferico.

Purtroppo, l’inquinamento luminoso è in aumento a causa della diffusione dei LED. Questi hanno consumi molto inferiori rispetto alle lampadine tradizionali, pur producendo molta più illuminazione. A causa di queste caratteristiche, spesso c’è  un sovra-utilizzo e quindi un’illuminazione eccessiva. Come se non bastasse, i LED sono luci fredde, cioè luci blu. Queste, oltre a essere le peggiori per la salute, si diffondono più lontano nell’atmosfera, aggravando l’inquinamento luminoso. Ridurre l’uso dei LED al minimo necessario, schermarli e renderli più caldi è la forma più semplice e rapida di prevenzione dell’inquinamento luminoso.

Si può agire sia a livello cittadino, sia a livello personale, seguendo la regola generale di illuminare il meno possibile.

Esistono soluzioni mirate.

Usare fonti di luce basse e schermate in modo che la luce non si disperda verso l’alto.  Secondo gli studi, nelle lampade non schermate o direzionate male, soltanto il 40% della luce è sfruttato, mentre il resto si disperde.

Usare sensori di movimento, timer o apparecchi perché le luci esterne si spengano quando non sono necessarie.

Spegnere le luci negli edifici, soprattutto di notte. È raccomandato spegnere le luci blu almeno un’ora prima di coricarsi per una buona igiene del sonno.

Utilizzare LED a bassa temperatura o lampade al sodio, preferibilmente di colori caldi. L’illuminazione tendente al colore rosso è particolarmente indicata la notte, dato che interferisce meno con l’organismo.

Usare coperture per evitare che la luce si disperda fuori casa la sera. Oltre a limitare l’inquinamento luminoso, questo evita anche che gli uccelli sbattano contro i vetri.

Molte città hanno aderito a un programma di spegnimento delle luci nei periodi di migrazione degli uccelli. Sempre più paesi stanno adottando soluzioni per ridurre l’inquinamento luminoso.

La sostenibilità dell’illuminazione è parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, la quale stima che se in tutto il mondo si utilizzassero lampadine più efficienti, si otterrebbe un risparmio di circa 120 miliardi di dollari ogni anno.

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Alcune critiche.

Molte persone sono scettiche sull’utilità del combattere questa forma di inquinamento, sostenendo che una città ben illuminata la notte sia automaticamente più sicura. Tuttavia il rapporto tra l’illuminazione pubblica e la criminalità non è scontato e su di esso non c’è un consenso unanime. Ci sono studi che sostengono che dove c’è un’illuminazione stradale efficace, c’è anche un impatto positivo sulla sicurezza pubblica. Tuttavia, altre ricerche dimostrerebbero che non esiste una relazione scientifica accertata a dimostrazione che una maggiore illuminazione pubblica porta ad un minor numero di reati.

Ciò su cui si è abbastanza in accordo è che una maggior illuminazione porta ad un aumento della sicurezza percepita e, in una certa misura, anche alla dissuasione di alcuni tipi di crimini minori di natura vandalica. In molti casi però, si tratta di una correlazione e non di una causa: i luoghi con una migliore illuminazione pubblica sono anche quelli più ricchi dove ci sono migliori condizioni socio-economiche ed una maggiore presenza di forze dell’ordine. L’illuminazione pubblica non scoraggia i criminali, ma dove i criminali sono abitualmente meno attivi, solitamente c’è una migliore illuminazione pubblica.

Come detto in precedenza, c’è anche il difficile equilibrio tra efficienza energetica ed inquinamento luminoso. Il passaggio ad illuminazione a LED è stato ottimo per i consumi energetici, purtroppo però ha aumentato l’inquinamento luminoso, soprattutto dovuto al tipo di luce emesso da queste lampadine.

Al netto di tutti i pro e i contro che la lotta all’inquinamento luminoso porta con sé, il nostro parere è che questa debba essere perseguita con rigore e una mente aperta alle possibilità. Soprattutto per gli effetti che questo tipo di inquinamento ha sulla salute di uomini, animali e piante. Pertanto, se sai di non averne bisogno, scegli di spegnere la luce.

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