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Avere un’idea precisa di quali sono le risorse naturali che il nostro pianeta produce e quante di esse sfruttiamo nella vita di tutti i giorni è la base da cui partire per comprendere ciò che possiamo fare per aiutare il pianeta e noi stessi.
Vivere ha un costo, non solo in termini di denaro come saremmo naturalmente portati a pensare, bensì in termini di risorse: cibo, acqua potabile, riparo dagli agenti atmosferici… Tutte necessità basilari che possono venire soddisfatte solo ed unicamente utilizzando un certo quantitativo di risorse naturali.
Detto ciò, il ritmo a cui negli ultimi anni consumiamo queste risorse sembra aver accelerato sempre più. Tanto da averci portato a compromettere il delicato equilibrio del nostro pianeta alterando biodiversità e fasce climatiche. Eventi catastrofici che una volta erano considerati straordinari e rari, ma che ora stanno diventando la nuova normalità.
La nostra impronta ecologica
Conoscere il nostro impatto ambientale è necessario per correggere quei comportamenti che sono maggiormente inquinanti e agire in maniera più sostenibile. Ciò che dobbiamo tenere a mente è la nostra Impronta Ecologica, la quale ci consente di conoscere ciò che l’uomo chiede al pianeta.
Da molti anni a questa parte l’Earth Overshoot Day (il giorno nel quale l’uomo ha consumato tutte le risorse che il pianeta è in grado di produrre in un anno) arriva sempre più in anticipo. Nel 2021 è avvenuto il 29 luglio: a questo ritmo avremmo bisogno di 1,75 Terre come la nostra; se non siamo ancora rimasti senza risorse lo dobbiamo al fatto che in passato si consumavano meno risorse di quante il pianeta riuscisse a produrne, ma la rendita ormai sta per esaurirsi. Noi italiani col nostro stile di vita lo abbiamo raggiunto il 13 Maggio, ed solo per merito di paesi più virtuosi se la data mondiale è fissata più avanti.
Come si può calcolare l’impronta ecologica?
Questo calcolo richiede anzitutto una stima in ettari delle aree produttive del Pianeta, le quali vengono divise per categorie:
- I terreni agricoli destinati alla coltivazioni.
- I pascoli, terreni destinati al foraggiamento di bestiame che non potrebbero comunque avere altri utilizzi agronomici.
- Le foreste, solo quelle naturali, le piantagioni di alberi fatte dall’uomo per scopi industriali non rientrano in questa categoria.
- Le superfici edificate.
- Le acque.
Dopodiché bisogna prendere in analisi gli usi e le abitudini di ciascuno di noi:
- I consumi, tra cui alimentazione, abitazioni, sistemi di trasporto, altri beni di consumo e servizi utilizzati.
- I rifiuti prodotti, divisi per tipologia e quantità.
- La superficie di suolo occupato.
- I consumi energetici.
- La CO2 emessa.
L’elaborazione di tutti questi dati rende possibile una stima quasi esatta delle risorse naturali consumate da un individuo nello spazio che egli occupa. Questo calcolo viene espresso in chilogrammi per ettaro ed esprime il rapporto tra superficie totale e popolazione mondiale, per dare un valore corretto di quanto spazio necessita un individuo per mantenere il proprio stile di vita.
Un calcolo con un clic
Ad oggi è relativamente semplice misurare la propria impronta ecologica tramite un PC o uno Smartphone, grazie a piattaforme quali Global Footprint Network, la quale ci da la possibilità di calcolare il nostro personale Earth Overshoot Day, oppure TerraUp, che ci può dire quale sia il nostro personale contributo al riscaldamento globale. Per misurare la propria emissione di anidride carbonica possiamo invece rivolgerci a CarbonFootprint.
Ridurre la nostra impronta ecologica poco alla volta
Essere consapevoli che le nostre azioni hanno conseguenze è importante, ma è solo il primo passo. Dopo aver calcolato la nostra impronta ecologica, cosa possiamo fare per ridurla? La popolazione mondiale continua a crescere, i terreni coltivabili ed i boschi sono in continua riduzione (anche per via di politiche ambientali che sono green solo in apparenza, che non seguono ragioni scientifiche, ma politiche elettorali), i nostri mari sono sempre più sporchi e inquinati. Siamo di fronte alla necessità di riconsiderare gran parte dei sistemi produttivi, di acquistare solamente prodotti necessari, ridurre gli sprechi e prestare la massima attenzione alla raccolta differenziata. In gioco non c’è solo la qualità del nostro vivere, ma la continuazione della vita dell’uomo come specie.