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I Combustibili Fossili

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L’uso dei combustibili fossili è la principale causa dietro l’aumento delle temperature a livello globale.

Nella lotta ai cambiamenti climatici, il progressivo abbandono dei combustibili fossili, nel settore energetico, come in quello dei trasporti, è visto come un punto fondamentale. Ma perché questo tipo di fonti energetiche è così dannoso per clima e ambiente?

I combustibili fossili sono delle risorse naturali non rinnovabili, ciò significa che sono presenti in numero limitato e finito sul pianeta. Si sono formati nel corso di milioni di anni, richiedendo intere ere geologiche, grazie a processi di decomposizione di materiale organico, come piante, alghe e organismi marini. Precise condizioni di temperatura e pressione hanno trasformato la materia organica in forme molecolari più stabili e ricche di carbonio. Il carbone, ad esempio, si è formato quando non esistevano ancora organismi in grado di decomporre efficacemente la lignina presente nel legno, centinaia di milioni di anni fa. Gli alberi morti, che si accumulavano su terreni paludosi, formavano strati di materiale organico sempre più in profondità in un ambiente anossico, pressione, temperatura e tempo li hanno poi trasformati in carbone.

I combustibili fossili possono bruciare molto bene e facilmente, e nel farlo producono molta energia. Per questo motivo rappresentano la principale fonte di energia non rinnovabile sfruttata dall’uomo, ma anche quella con l’impatto ambientale più elevato per via della CO2 emessa in atmosfera dalla loro combustione, estrazione e lavorazione. Queste risorse non rinnovabili forniscono più dell’80% dell’energia mondiale. In questo dato rientra anche l’energia usata nei trasporti, nel riscaldamento e nell’industria pesante, non solo nella produzione di elettricità.

Quali sono i combustibili fossili?

I principali combustibili fossili sono 3: carbone, petrolio e gas naturale.

Il carbone

Il carbone, si presenta in forma di frammenti neri o marroni di rocce sedimentarie, che possono essere friabili o relativamente duri a seconda del tipo. A seconda del relativo contenuto di carbonio viene classificato in quattro categorie: antracite, bituminoso, sub-bituminoso e lignite. Questo minerale cominciò a formarsi durante il periodo Carbonifero circa 300-360 milioni di anni fa, e attualmente, non se ne sta formando di nuovo. Il carbone oggi, fornisce circa un quarto dell’energia prodotta nel mondo. Rappresenta il combustibile più economico e di cui c’è maggiore disponibilità al mondo. Per questo motivo, molti paesi in via di sviluppo ne fanno un largo utilizzo per sopperire alla propria domanda energetica.

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Il petrolio

Il petrolio è la fonte di energia più utilizzata al mondo (32%), ha l’aspetto di miscela nera, oleosa e facilmente infiammabile, ma esistono varietà di colori e consistenze diversi a seconda della composizione chimica. Nella sua forma grezza è composto principalmente da carbonio e idrogeno. Si tratta di un combustibile fossile formatosi durante il Mesozoico dalla decomposizione di fitoplancton e altri microrganismi vegetali marini, accumulatisi in depositi sul fondo del mare. Questi residui sono finiti nelle rocce dove l’olio è rimasto intrappolato. Ad oggi, l’umanità può estrarlo da giacimenti situati negli strati superiori della crosta terrestre.

Il petrolio è estratto in forma grezza, e per essere usato come fonte energetica viene sottoposto a un processo di raffinazione. I diversi prodotti e sottoprodotti della raffinazione sono benzina, diesel e cherosene. Secondo le stime più recenti, l’umanità ha già consumato circa la metà di tutto il petrolio economicamente conveniente da estrarre, presente sul pianeta.

Il gas naturale

Il gas naturale in realtà è una miscela di gas diversi, si tratta di metano (70-98%), etano (1-10%), propano(<5%), butano(<2%), e altre impurità. Si può trovare racchiuso in giacimenti che, come per il carbone e il petrolio, si sono formati milioni di anni fa dalla decomposizione di materie vegetali e altri microrganismi.

Rispetto al petrolio e al carbone, il gas naturale rappresenta una fonte di energia leggermente più pulita e abbondante, ma come tutti i combustibili fossili, non è illimitato. Per via del suo minore impatto rispetto alle altre fonti fossili, è molto più sfruttato. Proprio per questi motivi, secondo il parere di diversi esperti le riserve globali di gas naturale potrebbero esaurirsi entro la fine del secolo.

Diffusione planetaria

I combustibili fossili sono i più usati in tutto il pianeta, ad oggi sono la principale fonte energetica di una miriade di settori. Non sono solo utilizzati per produrre energia elettrica e per alimentare mezzi di trasporto, ma anche come fonte di riscaldamento ed hanno un uso diretto nelle industrie chimica e manifatturiera.

Queste risorse non rinnovabili sono state la fonte energetica primaria dell’umanità fin dai tempi della rivoluzione industriale. Per questo motivo, quando si parla di aumento delle temperature dovute al cambiamento climatico, si fa riferimento alle temperature dell’era preindustriale. L’aumento dei livelli di CO2, in seguito all’inizio dello sfruttamento massivo dei combustibili fossili, è innegabilmente responsabile del cambiamento climatico e del surriscaldamento globale.

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La prima industrializzazione aveva bisogno di moltissima energia (elettrica, locomotrice, termica) e le uniche fonti energetiche in grado di fornirne una quantità adeguata erano quelle fossili. Sin dai tempi della rivoluzione industriale, tutti i paesi che hanno voluto sviluppare un tessuto industriale hanno dovuto investire a livello infrastrutturale in carbone, petrolio e gas. Le nazioni di tutto il mondo hanno costruito centrali a petrolio e a carbone, e reti ferroviarie per sostenere la propria potenza industriale. In seguito, con l’arrivo del motore a scoppio è nata la necessità di raffinare il petrolio, che oggi, nelle sue varie forme è la principale fonte di energia per i trasporti mondiali.

La situazione attuale

Nel 2025, una quota compresa tra l’80 e l’82% dell’energia mondiale è prodotta tramite l’uso di combustibili fossili. Le energie rinnovabili stanno registrando un aumento significativo, soprattutto nella produzione di energia elettrica, ma il loro contributo nella produzione energetica primaria copre appena il 16% del fabbisogno mondiale. La quota percentuale dei combustibili fossili nei consumi energetici globali ha un trend in leggera e lenta diminuzione. Questo calo così lento è dovuto soprattutto al fatto che i consumi energetici aumentano di anno in anno e le rinnovabili da sole non riescono a sopperire alla nuova domanda. Per questo motivo, nonostante le loro elevate emissioni di gas serra, le fonti energetiche fossili continuano a registrare nuovi investimenti.

In termini estremamente semplici, i combustibili fossili sono facili da sfruttare, relativamente economici, e l’intera infrastruttura mondiale dei trasporti è costruita in gran parte intorno ad essi. Le fonti energetiche rinnovabili, di contro, sono spesso rallentate da limiti geografici (non si può produrre energia idroelettrica o geotermica dove la natura non ha caratteristiche adatte), di intermittenza (il solare non produce di notte, o con cielo molto coperto, l’eolico non produce in assenza di vento), e di costi (investimenti iniziali generalmente elevati).

Perché i combustibili fossili inquinano?

L’inquinamento maggiore dalle fonti energetiche fossili deriva dalla loro combustione. Trattandosi di composti fatti principalmente da idrocarburi, cioè molecole costituite da idrogeno e carbonio, quando questi sono bruciati per produrre energia termica, carbonio e idrogeno reagiscono con l’ossigeno presente nell’aria. Questa reazione chimica, nota come ossidazione, rilascia energia sotto forma di calore, ma produce anche sottoprodotti gassosi. Il principale di questi gas è l’anidride carbonica, la famosa CO2: il più diffuso tra i gas serra. Per ogni atomo di carbonio presente nel combustibile che viene bruciato, si formerà una molecola di CO2. Dato che i combustibili fossili sono ricchi di carbonio, conseguentemente il loro utilizzo come fonti energetiche rilascia moltissima CO2. Oltre all’anidride carbonica, i carburanti fossili producono inquinanti atmosferici pericolosi, tra cui anidride solforosa, ossidi di azoto, particolato, monossido di carbonio e mercurio. Tutti elementi estremamente pericolosi per la salute umana e per l’ambiente.

Oltre al problema della produzione di CO2 in seguito alla loro combustione, ci sono anche tutti gli aspetti di inquinamento e distruzione dell’ambiente legati ad estrazione e trasporto delle fonti fossili. Le operazioni di trivellazione, di fracking e di estrazione mineraria sono responsabili della produzione di enormi volumi di acque reflue fortemente inquinate.

Le minacce per la salute

I combustibili fossili hanno conseguenze negative sulla salute umana lungo tutte le fasi della vita, perfino durante lo sviluppo fetale. Questo è quanto confermato nel report della Global Climate and Health Alliance (GCHA). Sono state prese in analisi tutte le fasi della filiera dei combustibili fossili, e come queste generano inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, portando alla distruzione di habitat, producendo rifiuti tossici. Il tutto portando all’aggravamento del quadro sanitario delle persone, con un aumento dei tassi di mortalità e di malattie croniche.

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Effetti su donne in gravidanza e bambini

Quando una donna incinto è esposta ad inquinanti come particolato, idrocarburi policiclici aromatici e composti organici volatili derivanti da estrazione e combustione di fonti fossili, il bambino che porta in grembo ha maggiori probabilità di nascere prematuramente e sottopeso, di sviluppare anomalie congenite di tipo neurale, e difetti cardiaci. Tutto questo si somma ad una maggiore disposizione allo sviluppo di tumori già in età infantile.

Naturalmente, i combustibili fossili impattano negativamente anche la salute materna, portando a una maggiore probabilità di infertilità, aborti spontanei e complicanze durante la gravidanza, quali ipertensione, pre-eclampsia e diabete gestazionale.

I giovani in età infantile sono più vulnerabili rispetto agli adulti per via di una maggiore frequenza respiratoria, vie aeree più strette, una minore capacità di smaltire sostanze tossiche e degli organi ancora in sviluppo. L’esposizione a inquinanti fossili porta a un aumento dei casi di asma (osservato maggiormente nelle comunità legate a miniere di carbone e acciaierie che usano le fonti fossili) e ad altre malattie respiratorie croniche.

Effetti sugli adulti

Nelle persone in età adulta, l’esposizione agli inquinanti prodotti dai combustibili fossili causano un aggravamento di malattie croniche, cardiovascolari, endocrino-metaboliche, asma, broncopolmonite cronica, e demenza. Anche in questo caso vi è una maggiore propensione a sviluppare tumori, soprattutto dell’apparato respiratorio.

Secondo le ultime stime, l’inquinamento atmosferico causato dai combustibili fossili è responsabile di oltre 8,7 milioni di morti all’anno. Si tratta del  secondo maggiore fattore di rischio per la mortalità globale, preceduto solo dall’ipertensione arteriosa elevata.

Alcuni effetti negativi sulla salute, non riguardano solo il benessere fisico, ma quelli mentale e sociale. Tra i danni causati dai combustibili fossili ci sono anche i disturbi da stress post-traumatico in seguito a disastri ambientali (ad esempio nel caso di sversamenti petroliferi), la perdita di mezzi di sussistenza, lo sfollamento forzato e la disgregazione delle comunità. Questo tipo di eventi porta a disturbi della salute mentale, tra i quali ansia, depressione, ed un aumento della predisposizione alla violenza.

Le responsabilità dei combustibili fossili nel progressivo deterioramento della salute umana, e del pianeta terra, sono evidenti ed innegabili. Per questi motivi, una transizione ecologica rapida e strutturata, è la via da seguire per garantire all’umanità un futuro climaticamente stabile ed in salute.

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