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Ogni estate assistiamo al fenomeno degli incendi boschivi, causano danni all’ambiente e alle persone, spesso con numerose vittime, ma perché avvengono e perché è così difficile prevenirli e fronteggiarli?
Gli incendi boschivi, per legge sono definiti come “fuochi che tendono ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate che si trovano all’interno delle stesse aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi alle aree” (art. 2 della Legge n. 353 del 2000).
In parole semplici, un incendio boschivo avviene quando un rogo si propaga provocando danni alla vegetazione e/o a strutture umane. In questo caso, quando il fuoco è vicino a case, edifici o luoghi frequentati da persone, si chiama incendio di interfaccia. Per interfaccia urbano-rurale si intendono quelle aree, nelle quali c’è una stretta connessione tra strutture artificiali e aree naturali: sono quei luoghi dove il sistema urbano e quello naturale si incontrano.
Come si generano gli incendi boschivi?
Le cause degli incendi possono essere naturali o umane. In quest’ultimo caso, possono essere di tipo colposo o doloso. Se a scatenare l’incendio è la negligenza dell’essere umano si tratta di colpa; se invece c’è una chiara volontà di appiccare l’incendio si parla di dolo.
Gli incendi per cause naturali sono molto rari e nascono da eventi quasi casuali e per cui sono inevitabili.
Tra i fenomeni naturali che possono scatenare un incendio ci sono:
Fulmini. Quando avvengono temporali senza che contemporaneamente si abbiano precipitazioni, può succedere che dei fulmini diano vita a diversi focolai. Gli incendi nati da fulmini si verificano con maggior frequenza nelle zone montane, dove gli alberi attirano con facilità le scariche elettriche. Si tratta di fenomeni relativamente rari in un tipo di clima mediterraneo.
Eruzioni vulcaniche. Se la lava o i piroclasti caldi entrano in contatto con la vegetazione infiammabile nascono incendi.
Le cause umane di generazione degli incendi boschivi sono:
Colpose (o involontarie). Quando le persone hanno atteggiamenti irresponsabili e imprudenti, spesso in violazione di norme di prevenzione e di buon senso. Non vi è il fine di arrecare volontariamente danno.
Gli incendi possono nascere in seguito ad attività agricole o forestali: il fuoco viene impiegato per bruciare le stoppie, distruggere i residui vegetali provenienti da lavorazioni agricole e forestali, e per rinnovare i pascoli e gli incolti. Spesso queste operazioni vengono effettuate in aree limitrofe a boschi ed incolti, facilmente infiammabili nei periodi di siccità e di calura estiva.
Abbandono di mozziconi di sigarette e fiammiferi. Cerini e mozziconi abbandonati o gettati lungo i sentieri, le piste forestali, e le linee ferroviarie possono cadere sull’erba secca e innescare un incendio, che avrà una propagazione rapida in caso di vento forte.
Attività ricreative e turistiche. Barbecue non gestiti a dovere, lanci di petardi, rifiuti bruciati in discariche abusive, cattiva manutenzione di elettrodotti.
Gli incendi dolosi vengono appiccati volontariamente, con l’intento di danneggiare il bosco e l’ambiente.
Solitamente avvengono per la ricerca di profitto, con l’obiettivo di utilizzare l’area distrutta dal fuoco per interessi legati a speculazione edilizia, al bracconaggio, o per creare nuove superfici coltivabili.
Non sono però da escludere proteste e vendette. Alcuni possono appiccare incendi per risentimento nei confronti di privati, della Pubblica Amministrazione o dei provvedimenti adottati, come l’istituzione di aree protette. In molti casi c’è l’intento danneggiare un’area turistica. In altre occasioni i comportamenti dolosi sono da ricondurre a problemi comportamentali come la piromania e la mitomania.
Nella classificazione degli incendi ci sono anche incendi di origine ignota, per i quali non si è mai riusciti a individuare una causa precisa.
Perché gli incendi boschivi sono così estesi e difficili da gestire?
Perché un incendio boschivo si sviluppi e si propaghi, sono fondamentali tre elementi che agiscono insieme: una fonte di calore, l’ossigeno e il combustibile. Quest’ultimo, negli incendi boschivi, è fornito dalla vegetazione stessa, gli alberi, l’erba, le piante, le foglie.
Non sempre quando un albero si incendia il resto della foresta brucia. La predisposizione ad incendiarsi dipende dalla quantità di acqua presente all’interno delle singole piante, che influisce sulla velocità con cui queste bruciano e di conseguenza sulla velocità con cui l’incendio si propaga.
Nei periodi di siccità è di esposizione prolungata al sole, il calore farà evaporare la maggior parte dell’acqua presente nelle piante, rendendole un ottimo combustibile. Un altro fattore determinante nella propagazione degli incendi è il vento. Le correnti d’aria abbassano l’umidità nell’aria e forniscono ossigeno, creando condizioni più favorevoli perché i roghi possano propagarsi in una precisa direzione.
La diffusione di un incendio può avvenire attraverso diversi meccanismi, o combinazioni di essi, i principali sono irraggiamento, convezione, conduzione e trasporto di tizzoni ardenti.
Irraggiamento: ovvero quando il calore sprigionato dalle fiamme da inizio alla combustione degli elementi nelle immediate vicinanze.
Convezione: riguarda il movimento dell’aria riscaldata in verticale. Le fiamme generano correnti ascendenti che trasportano calore e scintille, facendo avanzare l’incendio più rapidamente.
Conduzione: questo meccanismo è caratterizzato dal trasferimento di calore attraverso il contatto diretto. Negli incendi boschivi, il calore si propaga attraverso i materiali combustibili, come tronchi, ramaglie ed erba secca, contribuendo alla rapida espansione dell’incendio.
Trasporto di tizzoni ardenti: in condizioni di forte vento, tizzoni ardenti possono essere trasportati per lunghe distanze. Questi frammenti infuocati possono cadere anche lontano dall’incendio originario e dare inizio a nuovi focolai, accelerando così la propagazione del fuoco. In alcuni casi si sono visti degli animali spostare i tizzoni per appiccare degli incendi.
Come si combattono gli incendi boschivi?
Prima di tutto bisogna fare la premessa che l’estinzione di un incendio boschivo è un’operazione da lasciare esclusivamente alle autorità competenti. Il coinvolgimento di persone senza un’adeguata formazione nel combattere il fuoco, risulterebbe solo in maggior lavoro per i vigili del fuoco che, oltre a domare le fiamme, dovrebbero anche preoccuparsi dell’incolumità dei civili.
La prima mossa dei vigili del fuoco è capire la direzione in cui si muove l’incendio e come si evolve. La parte principale dell’incendio si chiama “testa” perché si propaga più velocemente rispetto agli altri punti del rogo e quindi ne determina la direzione. La “coda” è il retro dell’incendio e ha una velocità di propagazione inferiore. Infine ci sono i “fianchi” che sono la parte laterale dell’incendio.
Ci sono 2 strategie principali che possono essere adottate dal solo personale a terra o con l’aiuto di mezzi aerei se l’incendio è particolarmente grande.
Si attacca direttamente la testa dell’incendio: i pompieri affrontano frontalmente le fiamme e tentano di soffocarle con terra o sabbia, ma anche raffreddando il tutto con acqua e agenti ritardanti. Questa strategia ha lo scopo di impedire la combustione diminuendo l’ossigeno disponibile al rogo.
In altri casi si può optare per un approccio indiretto agendo a distanza dalla testa del fuoco. Si rimuovono ampie fasce di vegetazione, creando delle “fasce parafuoco” e si crea una zona cuscinetto che impedisce all’incendio di avanzare. L’attacco indiretto colpisce l’incendio sottraendogli il combustibile. Una variante di questa strategia è il “controfuoco”, cioè la creazione della zona cuscinetto con degli incendi controllati.
Lo strumento più efficace per affrontare un incendio è la sua prevenzione
La prevenzione degli incendi boschivi è fondamentale per proteggere l’ambiente naturale e ridurre al minimo i danni. Esistono accorgimenti e norme di buon comportamento che tutti possono seguire per evitare incendi accidentali.
Rispettare le restrizioni, evitando di accendere fuochi dove è proibito, come nelle zone ad alto rischio. Si devono seguire sempre le regole stabilite dalle autorità locali e prestare attenzione a eventuali divieti stagionali.
Se l’accensione di fuochi e falò è consentita, bisogna sempre sorvegliare il fuoco. Una fiamma non va mai lasciata incustodita. Una volta che il falò ha esaurito la sua utilità, va spento completamente accertandosi che non possa ravvivarsi in alcun modo.
Si deve fare un uso responsabile di oggetti infiammabili. Non gettare mai mozziconi di sigarette o fiammiferi potenzialmente accesi a terra o dal finestrino dell’auto. Oltre ad essere potenziali cause di incendio, esiste anche una pena pecuniaria per chi dovesse farlo. Inoltre, se si parcheggia un’auto surriscaldata dopo un viaggio medio-lungo, bisogna fare attenzione che non ci sia erba secca o materiale infiammabile nelle vicinanze della marmitta perché potrebbe incendiarsi.
Non abbandonare mai rifiuti nelle zone boschive. La spazzatura dispersa nell’ambiente può diventare fonte di combustione e innescare incendi incontrollabili. È essenziale portare via con sé i propri rifiuti e smaltirli correttamente, in particolare se si tratta di contenitori di gas in pressione e potenzialmente esplosivi.
Un maggior sfruttamento dei boschi può prevenire gli incendi?
Può sembrare un controsenso, ma un maggior abbattimento di alberi può aiutare a prevenire gli incendi boschivi e far crescere l’area forestale.
Prendendo in esame l’Italia, si può notare che la superficie boschiva del paese è quasi triplicata negli ultimi 90 anni. Si è passati dai circa 4 milioni di ettari degli anni 30 del 900, ai più di 11 milioni di ettari attuali.
A questo aumento delle foreste però è conseguito un peggioramento della loro manutenzione. Terreni asciutti, ricoperti di foglie secche non raccolte, rami non potati che arrivano a terra, sottobosco e piante morte abbandonate: la miscela dell’incuria dei boschi è il mix ideale per i roghi.
Una corretta gestione di un bosco, con abbattimenti controllati di alberi, pulizia del sottobosco e recupero di piante cadute naturalmente riduce considerevolmente il rischio di roghi perché sottrae combustibile.
Ovviamente, è un discorso valido per quei boschi dove c’è un’intensa attività umana ed il rischio di incendio è collegato direttamente al dolo o la colpa delle persone. Un bosco che si estende per ettari ed lontano chilometri dal più vicino centro abitato non necessita di attività di gestione in quanto è un ecosistema autonomo.
Da un punto di vista puramente economico poi, va detto che l’Italia importa circa l’80% del legname di cui fa uso, pari a circa 20 milioni di tonnellate l’anno.
Una diversa gestione dei boschi nazionali non basterebbe certo a sopperire alla domanda. Considerando però che aiuterebbe a prevenire gli incendi che periodicamente flagellano il paese e che quegli stessi alberi persi perché bruciati avrebbero potuto creare valore aggiunto, esigere una gestione migliore del patrimonio boschivo nazionale è una semplice conseguenza logica.