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La definizione comune dell’obsolescenza programmata la descrive come quella pratica volta a decidere il ciclo vitale di un prodotto limitandone la durata ad un periodo prefissato di tempo. Lo scopo è di renderlo inservibile o comunque datato agli occhi del consumatore in confronto a prodotti più moderni.
Questa pratica commerciale dalla dubbia moralità, e dall’efficacia limitata, unita allo stile di vita poco attento di una parte della popolazione mondiale, è una delle principali cause di produzione di rifiuti elettronici.
Si pensa che nel solo 2019 siano state smaltite ben 53 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici.
Conosciuti anche come RAEE sono tutti quei rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, dal frigorifero al cellulare. La loro produzione è stata in aumento costante, dal 3 al 5% annuo nell’ultimo decennio.
I dispositivi elettronici, quando rotti o obsoleti, devono essere separati nei loro vari componenti, smaltiti e poi riciclati secondo il materiale di cui sono composti. Il problema nella gestione di questo genere di rifiuti è che possono contenere sostanze tossiche (come il mercurio) che se disperse nell’ambiente provocherebbero danni ambientali anche gravi. Inoltre sono spesso composti da materiali poco biodegradabili e di difficile collocazione. Se fatti rientrare in riciclo correttamente però, permettono di recuperare tantissimi materiali dai loro vari componenti, generando notevoli risparmi economici. Per questo motivo, i loro processi di smaltimento e riciclo sono gestiti da una filiera speciale.
La gestione dei RAEE è disciplinata dalla Direttiva europea 2012/19/EU sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questa specifica direttiva fornisce a tutti gli Stati membri le linee guida di comportamento sulla gestione di questo genere di rifiuti.
Il riciclaggio dei RAEE ad oggi però si aggira solo intorno al 17-18%. Secondo gli analisti che hanno lavorato al Global E-waste Monitor, le previsioni future sono poco incoraggianti. Si ritiene che entro il 2030 il volume dei rifiuti elettronici non correttamente riciclati raddoppierà rispetto a quello registrato nel 2014.
L’obsolescenza programmata illegale
All’inizio dell’aprile 2022, i deputati della Commissione Europea hanno discusso sulle richieste riguardo la proposta di legge sul diritto alla riparazione da parte dei consumatori. Tale discussione era prevista entro la fine dell’anno, ma si è ritenuto opportuno e utile anticiparla.
Secondo tale richiesta, le aziende produttrici di apparecchi tecnologici dovrebbero implementare una politica secondo la quale i loro prodotti dovrebbero durare più a lungo e garantire l’intercambiabilità oltre che la possibilità di riparare le singole componenti dei loro apparecchi. Il Parlamento Europeo sostiene anche che tra i diritti dei consumatori, debba esserci la possibilità di avere pieno accesso alle informazioni riguardo la riparazione e la manutenzioni dei prodotti acquistati.
L’obsolescenza del software è stato uno degli argomenti di discussione, insieme al fatto che gli aggiornamenti relativi ad esso dovrebbero essere garanti per un periodo di tempo minimo da specificare all’atto dell’acquisto.
In definitiva, tutte le pratiche atte a limitare la possibilità di riparare un bene tecnologico sarebbero da considerarsi sleali e di conseguenza vietate sul territorio UE.
Il testo non legislativo è stato approvato con 509 voti a favore, 3 contrari e 13 astenuti.
Nel 2020 il 79% degli europei riteneva che le case produttrici dovessero essere obbligate a rendere semplice la riparazione dei dispositivi elettronici. O almeno a facilitare la sostituzione delle singole parti. In un sondaggio del 2014, il 77% avrebbe voluto avere la possibilità di riparare i propri apparecchi senza doverli per forza sostituire.
Una norma europea contro l’obsolescenza programmata tutelerebbe non solo i consumatori, non più obbligati a cambiare con frequenza i propri dispositivi elettronici. Andrebbe anche a proteggere l’ambiente da quelli che sono tra i rifiuti più pericolosi e nocivi, il cui riciclaggio attualmente è ancora costoso e difficile.
Dobbiamo produrre la minor quantità di rifiuti elettronici possibile, almeno fino a quando non ci sarà una legge che ci aiuterà a evitarli.